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La riforma interna

Ricchezza e povertà

«Dalla fine del Trecento e dai primi anni del secolo seguente […] la base economica famigliare va perdendo d’importanza di fronte alla ormai affermata Signoria, e precisamente da allora Francesco Gonzaga può insieme abbandonare le vecchie forme tradizionali, e con un corpo di leggi e con una compiuta organizzazione amministrativa dare allo Stato una definitiva fisionomia»Pietro Torelli, “L’archivio di Stato di Mantova”, p. XXXII.

Fino alla fine del XIII secolo le famiglie dominanti nei vari distretti risiedevano o provenivano dalla zona rurale. Raramente a prendere il potere cittadino erano famiglie nate e sviluppatesi in città. I Casaloldo ebbero originari dal paese omonimo, i Bonacolsi iniziarono la origine a Roncoferraro ed i Gonzaga, inutile dirlo, dalla città omonima. Questo perché i commerci – ancora in una fase di crescita preponderante ma non sufficiente – non riuscivano a superare il valore economico della produzione dei beni agricoli. La resa terriera era più redditizia del commercio, quindi gli agglomerati rurali erano più ricchi rispetto a quelli cittadini. Il processo fu presente anche nel mantovano, ma con tempi diversi. Con l’arrivo dei Gonzaga, i quali iniziarono un processo di accentramento economico e politico, le famiglie cittadine iniziano ad aver sempre più peso sul contado ed ad invertire la tendenza.
La situazione economica però non cambiò velocemente. Dai bilanci economici precedenti a Francesco Gonzaga si evince che la situazione mantovana era abbastanza arretrata rispetto alle grosse città vicine: il peso del settore primario sul commercio era ancora nettamente il preponderante. Quindi l’aristocrazia e la nobiltà del Trecento mantovano non poteva permettersi molti lussi, come farà poi nel Quattrocento.
Tuttavia la fase internazionale di tregua, ha portato una rendita agricola maggiore, iniziando un periodo prospero per tutto il mantovano. È con il padre di Francesco, Ludovico II, che possiamo vedere una prima linea di demarcazione fra la nobiltà ed il borghesato. Gli abiti si fecero più curati e raffinati; le sete più preziose ed i colori più sgargianti. Il cibo iniziò ad essere più pregiato e i manufatti arrivavano anche da terre lontane.
La seconda moglie di Francesco, Margherita Malatesta, fu una collezionista ed appassionata di gemme e gioielli preziosi, ed alla sua morte, avvenuta per peste nel 1399, gli venne costruito in San Francesco un importante sepolcro a due colonne in marmo di Carrara ed oro – distrutto tra il 1797 ed il 1798, ma di cui rimane il coperchio del sarcofago che ritrae la figura della donna coricata ed una targa – ad opera dei fratelli Dalle Masegne (Jacobello e Pierpaolo). I due rinomati artisti erano arrivati qualche anno prima in città per risistemare la facciata del Duomo in stile veneziano (oggi andata distrutta).

Le leggi in Mantova

Oltre ad aver intrattenuto politiche estere con nazioni lontane ed aver concluso importanti trattati con il vicinato, Francesco Gonzaga, fu un grande revisore della politica interna a Mantova: è sua infatti l'introduzione del corpo legislativo denominato Liber Flu, a scapito del precedente Statuto Bonacolsiano. Quest'ultimo fu un corpo legislativo che regolamentò la vita quotidiana mantovana fra il 1303 al 1400; venne realizzato da Rinaldo e Butirone Bonacolsi ed ha garantito stabilità economica ed un rigido rigore all’interno della contea mantovana.
Il nuovo codice, chiamato in tal modo perché inizialmente registrava i possedimenti di Filippino (morto nel 1356), di Ludovico (morto nel 1382) e di Ugolino (morto nel 1362), a cui sono stati aggiunti i possedimenti di Francesco e del figlio Gianfrancesco. Il libro è composto da tre parti: la prima sono tutte le registrazioni fino al 1329; la seconda sono le variazioni avvenute dal 1389, mentre la terza indica le variazioni della proprietà della fine del secolo fino al 1475.

Le opere fatte erigere da Francesco

Le opere costruttive maggiori di Francesco in Mantova sono state: il Castello di San Giorgio. Progettato da Bartolino di Novara, richiedette undici anni di lavoro. Una piccola nota a margine: nel costruirlo venne abbattuta la chiesa della Santa Maria di Capo di bove che ne limitava gli spazi. Venne finanziata da Francesco anche la costruzione del convento di Santa Maria delle Grazie, nell’omonima città, ed infine ha iniziato i lavori di rinforzo di Governolo, oltre al consolidamento delle mura cittadine.

Le tasse

Avviò anche un regime di tassazione leggero al fine di ripopolare la provincia, falcidiata da malattie e guerra. A tal fine ha supportato l’apertura di nuove botteghe tramite un finanziamento alla “staçone”: per tre anni si riceveva mezzo ducato al mese se l’artigiano spostava a Mantova la propria attività. Inoltre in alcune città del contado, che si trovavano in zone paludose, si inserì il regime degli “sparati” ovvero: tutti i cittadini erano esonerati dal pagare le tasse.
Nota: a dover pagare le tasse, in quel tempo, non erano tutti come leggenda popolare vuole. A pagar le tasse erano solamente i cittadini (ovvero chi aveva diritto di voto nel consiglio cittadino). Ne erano sempre esclusi: gli anziani, i bambini, le vedove e tutti i dipendenti di terzi.