Gli Eserciti Mercenari in Italia
I mercenari furono una caratteristica comune a quasi tutta l'Europa del XIV e del XV secolo, sebbene li si conoscesse da tempo. Ma in nessun altro modo si sviluppò un tale sistema di assunzione, pagamento e organizzazione di truppe mercenarie come in Italia.
Questo, naturalmente fu il risultato della particolare situazione politica, economica e sociale della penisola, divisa in numerosi stati indipendenti o semi-indipendenti, ma anche molto urbanizzati ed economicamente sviluppati. Le milizie urbane, in cui nell'Alto Medioevo, i poveri fornivano le truppe di fanteria, e i ricchi la cavalleria, venivano in genere guidate da un'aristocrazia cittadina.
La campagna forniva le leve militari ed era costellata di castelli, ma in genere queste fortificazioni erano dipendenti dalle città vicine.
I mercenari diventarono sempre più importanti perché l'efficienza militare delle milizie urbane stava scemando, l'aggressività politica rendeva necessaria la creazione di eserciti stabili. Non è dunque del tutto vero che lo sviluppo del ricorso ai mercenari fu dovuto alla volontà di cittadini ricchi di affidare la propria difesa ad altri,o alla scarsa fiducia riposta dai vari tiranni locali nei loro sudditi. Si sentiva forte la necessità di ricorrere a truppe preparate, disciplinate , anche se non troppo affidabili dal punto di vista della lealtà ed il condottiero il cui nome deriva dalla condotta o contratto stipulato dallo stesso con il proprio datore di lavoro, offriva tali garanzie. L'abilità del mercenario non fu mai messa in discussione, certo però egli non cercava la gloria sul campo ma il metodo più sicuro per svolgere bene il proprio lavoro limitando il più possibile i rischi del mestiere.
Le truppe mercenarie avevano svolto a lungo un ruolo di primo piano nelle guerre italiane, sebbene durate il XII ed il XIII secolo le milizie locali rimasero di gran lunga più importanti. La tradizione del servizio militare maschile universale, istituita dai longobardi sopravvisse in molte regioni in particolare dell'Italia settentrionale e centrale: Questo sistema fu esteso alla campagna non appena le città estesero il loro controllo sul contado circostante. In pratica, soltanto le classi sociali privilegiate ed economicamente attive potevano effettivamente portare le armi. Le milizie erano organizzate attorno ai quartieri della città ed il servizio aveva un carattere prevalentemente difensivo. La maggior parte delle truppe della milizia era formata da soldati di fanteria, in quanti pochi cittadini potevano permettersi un cavallo. La cavalleria della milizia proveniva spesso dalla piccola nobiltà rurale. Poiché l'Italia svolse un ruolo commerciale e militare non secondario durante le crociate, non sorprende il fatto che il tiro con l'arco ebbe una profonda influenza sull'equipaggiamento e le tattiche delle truppe italiane. La crescente importanza dell'arte del tiro, in modo particolare della balestra, e di conseguenza il maggior peso dell'armatura per i cavalieri e degli scudi della fanteria, fu uno dei motivi principali per cui i professionisti subentrarono nei combattimenti al posto dei soldati di leva. Genova e Pisa, che avevano stretti contratti commerciali con il Mediterraneo orientale, fornirono i primi balestrieri specializzati d'Italia, mentre occorre notare che l'arco composito di tipo bizantino non fu praticamente mai abbandonato nell'Italia medievale.
Molti altri soldati di fanteria stavano mettendo da parte spade, scudi e lance corte a favore di picche lunghe e pavesi larghi, probabilmente di origine persiana, tenuti da un pavesario. Contemporaneamente, le truppe a cavallo adottarono una quantità crescente di armature a piastre, oltre a bardature per i cavalli e cavalcature di riserva, il tutto naturalmente comportava maggiori spese ed esercitazioni. In questo periodo si colloca l'origine della "lancia" la più piccola unità di cavalleria che, per sua natura, tendeva ad essere professionale e mercenaria. Nel corso del XIII secolo le unità mercenarie divennero una caratteristica comune in alcune città, anche se il numero dei loro membri era assai variabile. I mercenari furono subito raggruppati in piccole unità già pronte, agli ordini di un loro comandante. Molti erano arrivati in Italia come parte degli eserciti imperiali o angioini, mentre altri arrivarono consci della possibilità di trovare impiego, per contro proprio. Le milizie comunali rimasero predominanti nel nord, ma anche lì, verso la fine del secolo le cose cominciarono a cambiare. La faziosità piuttosto che il dominio di oligarchie e signori dell'aristocrazia, fu la ragione principale della decadenza delle milizie urbane. I mercenari, esuli da altre città o truppe straniere prive di occupazione, erano inoltre disponibili, esperti e relativamente a buon mercato.
Mentre il 1300 può essere considerato convenzionalmente l'anno che segna l'ingresso delle truppe mercenarie come elemento dominate delle guerre italiane, gruppi di truppe con capacità simili, come i cavalieri francesi o i balestrieri pisani, venivano già da molti reclutati in blocco per formare delle unità identificabili. Fondamentale era la figura dei comandanti. Guglielmo della Torre, per esempio, ascese dalle file dei mercenari e comparve sul libro paga dei senesi nel 1285 alla testa di 114 cavalieri. Una compagnia del primo decennio del XIVº secolo era composta all'incirca da 800 uomini, soldati a cavallo e a piedi inclusi, ma era un eccezione come lo erano quelle immense bande di saccheggiatori vagabondi che tanto attirarono l'attenzione dei cronisti dell'epoca.
La natura stagionale e spesso breve delle guerre italiane rendeva il futuro di un mercenario molto incerto. Troppo spesso, per sopravvivere era costretto a diventare un fuorilegge. Inoltre molti di questi uomini erano stranieri e ben presto scoprirono che le loro possibilità di successo erano maggiori se avessero operato in bande più grosse. La maggior parte delle compagnie più grandi dell'inizio del XIV secolo erano formate in pratica, da fusioni di gruppi più piccoli, unitisi per sopravvivere in periodi di magra, spesso dedite al saccheggio. Forse proprio per questo motivo avevano un assetto interno molto democratico: veniva eletto un comandante supremo, le consultazioni tra le truppe precedevano le decisioni, i conestabili ed i consiglieri prendevano parte alla stipula del contratto ed il bottino veniva diviso secondo il rango e la lunghezza del servizio.
Tra queste prime "compagnie libere" c'erano ad esempio la Compagnia di Siena, che operò in Umbria, la Compagnia del Cerruglio che operò nei dintorni di Lucca, o i Cavalieri della Colomba che operarono in Lombardia e Toscana. In queste associazioni predominavano generalmente i cavalieri tedeschi, in larga parte a causa della recessione economica del loro paese. Anche i catalani svolsero un ruolo fondamentale, particolarmente fra i comandanti, che comprendevano figure come Guglielmo della Torre e Diego de Rat. La Grande Compagnia Catalana, che devastò l'Impero bizantino nella metà del XIVº secolo, ebbe la sua origine fra le truppe catalane portate in Italia dal re Federico d'Aragona. Il loro comandante, Ruggero de Flor, si meritò l'appellativo di "Padre di tutti i condottieri" da parte dello storico fiorentino Villani. All'inizio del XIV secolo, il numero di mercenari non italiani nel paese era considerevole: almeno 100.000 uomini d'arme tedeschi solo nel periodo fra il 1320 ed il 1360. Oltre a svizzeri e catalani già noti, c'erano provenzali, fiamminghi, castigliani, francesi ed inglesi. Le grandi compagnie che andavano formandosi costituivano forze militari considerevoli, ed erano ambite e contese tra i vari signori feudali della penisola
All'inizio del XV secolo ebbero luogo però profondi cambiamenti nel campo dell'organizzazione militare e del reclutamento. Il prolungarsi delle guerre aveva già dilatato gli eserciti di Napoli e dello Stato Pontificio. Analogamente, dal 1424 in poi, 30 anni di conflitti avevano modificato gli eserciti di Milano, Firenze e Venezia. L'epoca dei grandi capitani e delle compagnie libere stavo volgendo al tramonto. I condottieri dettavano ancora legge, ma dietro di essi si affacciavano gli eserciti centralizzati, quasi nazionali. A differenza della Germania, dove gli imprenditori civili erano sempre più responsabili del reclutamento delle truppe, in Italia i condottieri rimanevano soldati, provvedendo essi stessi al reclutamento. I mercenari tuttavia, pretendevano contratti sempre più lunghi e maggiore garanzia d'impiego come testimoniato dalla maggior parte dei contratti del tempo. Una condotta specificava in genere il numero, i tipi, le unità e l'equipaggiamento dei soldati. Di seguito si formulava la durata dell'accordo, divisa di solito in due parti: una "ferma" il periodo stabilito dal servizio e il "di rispetto" un periodo facoltativo che sfociava spesso in un periodo pressoché ininterrotto, infine veniva stabilito l'ammontare della retribuzione,che normalmente comprendeva un anticipo. Durante il XV secolo i contratti a lungo termini, in cui il mercenario veniva pagato anche in periodi di pace, diventarono sempre più comuni. Per controllare i soldati ed assicurarne l'adesione alla condotta, il datore di lavoro si serviva di provveditori o commissari civili al seguito dell'esercito. E opinione comune che le riforme militari intraprese dal re di Francia Carlo VIII, nel 1439 fecero nascere il primo esercito permanente dell'Europa occidentale, pare però che il re di Francia avesse preso spunto dagli eserciti italiani, i quali nel corso del XV secolo erano ormai sempre più stabili oltre che di proporzioni ragguardevoli (fino anche alle 20.000 unità). Oltre alle compagnie di mercenari reclutate in fretta e furia c'erano unità, che le stavano gradualmente sostituendo, la cui durata del servizio era praticamente senza limite di tempo. Le unità di guarnigione furono ovviamente le prime le di tali truppe permanenti e vennero chiamate "provvisionati" dal termine "provvisione", paga. Verso il 1430 i provvisionati e le "lanze spezzate" (cavalieri a contratto lungo) erano frequenti nella maggior parte degli eserciti italiani. Alla fine del secolo, Milano e Venezia svilupparono una nuova struttura di milizie opportunamente addestrate e pagate, molte delle quali erano armate con cannoni a mano, disponibili in caso di emergenza, al servizio a tempo pieno. Anch'essi vennero chiamati provvisionati.
Tratto da: "Eserciti medievali italiani 1300-1500" di David Nicolle (Osprey Publishing).