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Lo Scontro

Con l'ingresso di Mantova nella lega anti-viscontea guidata da Firenze e Bologna, venne redatto un fascicoletto datato 1392, nel quale si descriveva la situazione del territorio mantovano ed i lavori che la stessa lega aveva finanziato per aumentare le difese del territorio. Vennero ricostruiti e maggiormente fortificati i castelli di Marcaria e Canneto, aggiunto del personale armato con balestre e alcuni cavalieri a Luzzara, Reggiolo e Gonzaga. Comprato dallo stesso Gian Galeazzo il castello di Ostiglia (1391) e risistemato. Ma non solo: grazie ai finanziamenti fiorentini venne fortificata la rocchetta di Frassinello a Borgoforte (quella denominata "Oltrepo" perché sulla sponda opposta del fiume), sistemato il ponte ed aggiunti navi e balestrieri con il compito di pattugliare il grande Fiume. Quei lavori sembravano terribilmente utili, visto che, terminata l'avanzata milanese in territorio veneto, le attenzioni di Gian Galeazzo Visconti si sarebbero posate sul territorio mantovano.

Ma nonostante tutte queste accortezze i milanesi, guidati da Jacopo Dal Verme e da Ugolotto Biancardi, nell'aprile del 1397, iniziarono un attacco da sud. Essendo venuti in possesso di Reggio Emilia (1371) i milanesi avevano studiato una nuova strategia, ed il campo base lo avevano imbastito a Guastalla, città dei Visconti dal 1347. I barbacani di Reggiolo, Suzzara e Luzzara cadero velocemente e l'attenzione milanese ora è tutta per il complesso sistema difensivo di Borgoforte. Il 15 luglio 1397, dopo tre mesi circa di assedio, riuscirono a bruciare il ponte di Borgoforte ed ormai ai meneghini sembrava cosa fatta. Carlo Malatesta, uno dei comandanti in campo delle forze mantovane, riparò a Stellata mentre Francesco si ritirò fra le mura della città. Nel carteggio degli Anziani di Lucca si scrisse:

«lo serraglio di Mantova è del duca di Milano, lo signore di Mantova è suo vassallo sì per successione di messer Bernabò, sì per nuovo acquisto». Registro del carteggio degli Anziani di Lucca

Sempre a Lucca tutti questi dettagli, in modo sommario, vennero descritti anche da Giovanni Sercambi, nella sua "Chroniche" (disponibile gratuitamente a questo indirizzo: Link)

I milanesi iniziarono a saccheggiare il Serraglio mantovano ed arrivare fino alle mura di Mantova, distruggendone completamente la flotta navale. Una volta presi tutti i viveri possibili, i milanesi, allagarono completamente il Serraglio in modo che - in caso di lungo assedio - i mantovani non potessero produrre cibo. Le truppe milanesi, così, si indirizzarono verso Governolo, dove si era assediato Bartolomeo Gonzaga. Al suo fianco Carlo Malatesta stava arrivando con le truppe dei padovani guidate da Conte di Carrara e dei bolognesi, oltre ai sette galeoni veneziani e alle diverse barche armate da Venezia e Ferrara. Ma gli occorreva tempo.
Lo scontro principale avvenne il 28 agosto 1397, e fu durissimo. Da una parte i milanesi avevano mangani, bombarde ed altre macchina d'assedio, mentre i mantovani contavano sulle solide mura della città. Bartolomeo Gonzaga, capitano delle forze asserragliate, uscendo di soppiatto dalle mura cittadine riuscì ad incendiare una grossa catasta di fascine, creando una coltre di fumo impenetrabile. Le truppe milanesi, disorientate nel fumo e in preda ad attacchi di tosse e lacrimazioni, vennero attaccate dagli arcieri. Le frecce, tirate a caso dalle mura, colpirono ben 500 nemici.

trabucco Trabucco in azione nel libro delle Chroniche di Sercambi. Sul quale è possibile leggere il testo: "Come Papa Urbano VI fu assediato nel castello di Nocera".

Jacopo Dal Verme, capitano delle truppe viscontee, ricevette l'ordine di ritirarsi e di muovere verso Pavia, così fece smontare le macchine d'assedio e le tende. In realtà la lettera che ricevette fu un tranello creato ad arte da un falsario mantovano su commissione di Francesco Gonzaga. Gian Galeazzo, irato per questo falso ordine, accusò e condannò il proprio responsabile Pasquino Cappelli, per alto tradimento, pensando fosse lui l'autore. Questo escamotage permise alle truppe di rinforzo mantovane di arrivare alle spalle dei milanesi, i quali vennero falcidiati anche dalla malaria. Per i milanesi non c'è altra via che il ritiro.

Prima di firmare la pace, l'11 maggio del 1398, avvennero altre scoramucce da parte di Jacopo Dal Verme; nelle quali ruppe un argine allagando nuovamente il Serraglio e distruggendo ancora una volta Borgoforte. Ma ormai la guerra è finita e tempo di contare i danni.